Al Capo Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità

Dott.ssa gemma TUCCILLO

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Al Direttore Generale del Personale e delle Risorse DGMC

Dott. Vincenzo STARITA

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ROMA

 

OGGETTO: osservazioni sulla proposta di rimodulazione delle dotazioni organiche nazionali e

                     locali del personale Comparto funzioni Centrali.

 

In ordine alla proposta avanzata da Codesta Amministrazione, dopo aver attentamente valutato la documentazione proposta ed i criteri alla base della stessa, questa O.S. pur apprezzando lo sforzo notevole posto in essere e l’impianto concettuale di fondo, non può esimersi dal sollecitare l’attenzione delle SS.LL. in merito a rilevanti criticità emerse.

Preliminarmente, come evidenziato nella riunione del 5 scorso, appare necessario che Codesta Amministrazione, all’alba di importanti investimenti pubblici, interloquisca fortemente con il livello politico allo scopo di implementare la dotazione organica di un numero di dipendenti pari al meno al taglio patito per effetto delle legge di stabilità susseguitesi dal 2009 al 2012, compresa la cd. Spending Review (L. 95/2012), comunque non meno di 800/1000 unità in più.

Tale previsione, infatti, affatto demagogica, si fonda proprio sui dati dell’utenza in carico fornita da Codesta Amministrazione e rilevabili dal sito del Ministero della Giustizia.

In ordine alla proposta avanzata di ripartizione della dotazione organica, se nessuna osservazione viene mossa alla necessità di rafforzare l’organico dipartimentale, stante le carenze di specifica previsione in merito all’atto dell’emanazione del DPCM 85/2015, tuttavia esse, riflettendosi sul territorio ed il carico di lavoro derivante dalla presa in carico dell’utenza, debbono essere adeguatamente modulate in modo da non riflettersi negativamente sui servizi.

In particolare, questa Amministrazione appare contraddirsi laddove indica il criterio della “complessità organizzativa” quale uno dei fondanti l’attuale lavoro di ripartizione.

Partendo dal contesto precipuamente minorile, infatti, questo criterio non trova alcuna applicazione. Questa Amministrazione ha sostenuto lo sforzo di dotarsi di cinque Istituti penali di livello dirigenziale (tre dei quali di incarico superiore9 eppure, nonostante la difficile e complessa gestione di queste strutture – ben nota a Codesto Dipartimento – non si è esitato a decurtare pesantemente le dotazioni organiche di tali servizi pur consapevoli che le stesse erano già sottostimate quando questi istituti erano diretti da qualifiche funzionali, figurarsi adesso c al cui vertice sono stai posti dei dirigenti! La decurtazione proposta, sia di personale educativo che amministrativo e contabile, non sembra altro che preludere ad un ripensamento di questa Amministrazione sula scelta fatta appena due anni fa, lasciando intendere un ritorno al mero rango direttoriale di queste strutture: diversamente, con organici così ridotti non si spiega come queste strutture, co a capo dirigenti, possano ancora essere in grado di operare. Anche in questo senso, quindi, contraddittoria appare la scelta di dotare questi Istituti nuovamente della figura del Direttore.

A cosa serva il Direttore laddove è previsto già il Dirigente? Prefigura un ritorno alla situazione ex ante oppure è espressione dell’idea, neppure formulata nota descrittiva, di dotare queste strutture di una sorta di capo di gabinetto – sul modello prefettizio ? seppure quest’ultima fosse la sottesa intenzione, non possiamo che esprimere forte perplessità: piuttosto che un ulteriore figura di raccordo, - che si sovrappone a quella del dirigente, comunque presente - questi Istituti hanno bisogno di funzionari contabili, pedagogici ed amministrativi per svolgere quei procedimenti necessari al loro quotidiano funzionamento ed alla cura dell’utenza ristretta!

Peraltro, al netto delle perplessità che questa O.S. ha manifestato in ordine all’attualità di tale figura professionale, la collocazione presso questi IPM lede le aspettative di quanti ad oggi dirigono gli ULEPE, senza che ad esse/i, sia stato prospettato un qualsivoglia percorso di crescita professionale! Pertanto, nel richiedere un deciso chiarimento sul punto, invitiamo l’Amministrazione ad impiegare questa figura professionale per rispondere alle esigenze dei 43 colleghi preposti alla conduzione degli ULEPE.

Altra contrarietà, unitamente al taglio del personale educativo in IPM e CPA è rappresentato pure dal taglio di personale di Servizio Sociale in realtà che non solo non hanno subito abbattimenti nel numero di casi ma, anzi, qualche deciso aumento, come i casi, ad esempio di Vercelli e Verona, laddove già due anni fa chiedemmo invece il potenziamento di Trento, che tutora si ripropone.

Perplessità culturali le offre anche la scelta di depotenziare gli UDEPE in favore degli UIEPE: anche qui la domanda se i primi non occorrono, allora si faccia risparmio delle risorse, riconvertendo le posizioni dirigenziali in equivalenti qualifiche funzionali (la proporzione è 1 dirigente=3 qualifiche funz.), così come previsto dai cd Decreti Madia. In luogo di uffici dirigenziali sterilizzati almeno si avrebbe più personale per perseguire la mission dell’Amministrazione.

Tuttavia, noi siamo contrari a tale impostazione, convinti come siamo che si debbano avvicinare i centri decisionali all’utenza: infatti, sul punto consigliamo vivamente al DGMC di ribaltare il paradigma, rafforzando l’efficienza e l’operatività degli UDEPE rispetto agli UIEPE, al fine di evitare un eccessiva concentrazione di attività decisoria ad un “centro” che, seppure di carattere regionale, spesso è ancora troppo lontano dalle specifiche esigenze dei territori e della loro peculiare e diversificata utenza.

In tale ottica quindi, appare un dispiego ancor meno comprensibile di scarse risorse, l’aver voluto dotare ogni ULEPE di un Funzionario Amministrativo/FOR, anche per quei non pochi uffici caratterizzata da una presenza di operatori al di sotto o poso sopra la decina di unità di personale; anche in questo caso, allo scopo di sgravare quelle che sono sedi vocate alla operatività, appare opportuno rinforzare gli UDEPE – sedi peraltro del Comando dei costituendi Nuclei di P.P. – ove far confluire la trattazione dei procedimenti di maggiore complessità riferiti alla gestione del personale di entrambi i Comparti.

Analogo ragionamento, va sviluppato quindi per la figura del contabile di Area 2^: decurtato dalle cd “sedi naturali” (IPM e CPA più grandi) per essere posizionati in diversi ULEPE privi anche di semi autonomia contabile (es.: Trento, Cosenza, ecc)

Come per la figura dei Direttori presso gli IPM dirigenziali, anche questo posizionamento genera interrogativi: la presenza di Contabili di 2^ Area presso ULEPE privi di semi autonomia contabile presuppone che successivamente venga ad essi attribuita? Anche quando le unità impegnate in tali uffici siano di numero davvero ridotto? Anche se ciò determinerà in chi vive quelle strutture un ulteriore e ingiustificabile aumento di un carico di lavoro comunque già adesso così gravoso da non essere giustificabile?

Anche su questo punto invitiamo l’Amministrazione ad una approfondita riconsiderazione, allo scopo di non disperdere inutilmente le poche risorse umane rimaste.

Alla base di quanto, quindi, sin qui esposto, invitiamo l’Amministrazione a rivedere la proposta, soprattutto nei punti evidenziati che qui sinteticamente si riportano:

  • Conservare la dotazione organica degli IPM e CPA, soprattutto di quelli più grandi, facendo rimanere inalterati i livelli di personale educativo ed amministrativo, potenziando quello contabile.
  • Conservare la dotazione organica degli UDEPE, anzi potenziandone i settori Amministrativi e Contabili
  • Conservare la dotazione attuale degli UIEPE e con il risparmio rispetto a quanto proposto potenziare gli UDEPE.
  • Rideterminare la proposta della presenza presso gli ULEPE di FA/FOR, prevedendo questa figura per gli Uffici con maggior numero di personale, convergendo le restanti unità presso gli UDEPE, gli IPM ed i CGM.
  • Rideterminare la proposta della presenza di e Contabili di 2^ Area presso gli ULEPE, prevedendo questa figura per gli Uffici con maggior numero di personale, convergendo le restanti unità presso gli UDEPE, gli IPM ed i CGM.

Più ancora che di dotazioni organiche, l’Amministrazione dovrebbe aprire un confronto, sia interno che con le OO.SS., sul modello organizzativo. Considerare superata la dicotomia strutturale CGM/UEPE è pleonastico e sul punto ci riportiamo a quanto scritto e detto in altre occasioni; tuttavia, senza attendere interventi di carattere regolamentare, si debbono attuare sul territorio prassi di integrazioni non più rinviabili.

Si pensi, infatti, che ancor oggi diversi ULEPE si rivolgono agli uffici gestionali dei Tribunali della città in cui insistono per effettuare acquisti di beni e servizi, quando nella medesima città o provincia esistono servizi del circuito minorile, dotati di autonomia contabile, che ben potrebbero provvedere a tali necessità e con ciò rendere ancor più palmare la necessità di personale tecnico concentrato in quelle sedi, senza che venga disperso in mille rivoli che ne rendano non proficuo l’impiego.

Auspicando l’accoglimento delle presenti osservazioni, si si riserva eventualmente di integrarle all’esito del confronto.

Cordiali saluti

 

Il Coordinatore Generale

Domenico Amoroso

 

La presente e-mail è stata trasmessa ai sensi del Codice penale art. 616 ed ai sensi del Dlgs 196/2003 artt. 7, 9 e 24