A quelle che hanno scelto di svolgere il proprio lavoro a casa e a quelle che hanno
scelto o potuto scegliere di svolgere tale lavoro anche fuori dalle loro case.
Dopo tanti anni dalla nascita della Repubblica Italiana, dall’origine dei movimenti
femministi e delle lotte per la parità di genere, ancora molto, tanto, c’è da fare per
ottenere il diritto e il riconoscimento del lavoro svolto dalle donne, sia nel mercato
del lavoro che in quello dell’accudimento familiare.
Questo periodo pandemico ha amplificato le disuguaglianze sociali e di genere, che
nel contesto italiano erano già critiche.
L’Istat ci dice che dei 444 mila inoccupati registrati in Italia nel 2020 il 70% è costituito da donne.
Il motivo principale è dato dalla natura del lavoro femminile che è principalmente
quello nel settore dei servizi e in quello domestico, spesso con contratti che danno
poca certezza e stabilità e che quindi neanche il blocco dei licenziamenti è riuscito
a tutelare.
Poche sono ancora le donne occupate nelle posizioni apicali o “ sicure” con contratti
a tempo indeterminato e durante la Pandemia da Covid 19 il lavoro è stato per lo più
svolto in modalità agile.
Modalità che ha comportato sicuramente dei vantaggi: riduzione dei rischi di con
tagio, diminuzione dei tempi e dei costi del pendolarismo, orari flessibili, minori
giorni di assenza, minori costi della struttura aziendale, riduzione dell’inquinamen
to urbano. Ma tante sono state anche le difficoltà lavorative riscontrate: dal dover
avere a disposizione una postazione adeguata non solo per lo spazio ma anche per
le misure di sicurezza richieste, dalla mancanza di concentrazione al mal funziona
mento della connessione a internet, dalla mancanza di confronto con i colleghi per
uno scambio di esperienze o di condivisione di decisioni, dall’iperconnettività dovendo
controllare costantemente la qualità e dalla quantità del lavoro svolto e non
solo attraverso le piattaforme digitali, infatti è stato necessario anche un contatto
telefonico con i Dirigenti per potersi rapportare continuamente e puntualmente ad
essi al fine di soddisfare sempre di più i bisogni produttivi.
Tutelare e valorizzare le donne significa PROGESSOQuesti cambiamenti nella
natura delle relazioni sociali a causa della distanza, il maggior tempo dedicato al
lavoro, i pensieri ossessivi e le preoccupazioni collegate alle
scadenze, appuntamenti, video conferenze, rapporti con i Dirigenti e Capi, timore di
perdere il lavoro, possono e hanno sviluppato un forte stress da lavoro-correlato.
Oltre a tutte queste difficoltà lavorative, le donne sono rimaste intrappolate tra lo
smart working e il carico di cura della famiglia.
Hanno infatti dovuto, nella maggior parte dei casi, gestire anche le attività didatti
che dei figli e la cura degli anziani, condizione che ha aggravato il loro lavoro, senza
più avere la possibilità di una separazione spaziale degli stessi, risultando pertanto
coloro che hanno avuto maggiori conseguenze negative sulla loro salute psico-fisica
e sulle performance.
La fatica maggiore è quella di “staccare la spina” perché si sono sentite pressate dal
dover essere “always on” perdendo così la percezione della differenza tra tempo del
lavoro e tempo libero, dalle cure di loro stesse, della vita che intanto tra mille occupazioni “sfugge”.
Il lavoro femminile va quindi tutelato sia a livello occupazionale ma anche a livello
di qualità della vita.
Senza far sì che le donne diventino non solo vittime di “femminicidi”, non solo di
mancanza di lavoro, ma anche evitare che esse siano vittime di “Karòshi” (morte da
superlavoro) fenomeno gravissimo, riscontrato dopo anni di studio in Giappone, che
è causa di decessi a seguito di infarti cardiaci e ischemici, dovuti alle eccessive ore di
lavoro e alle condizioni lavorative stressanti.
TUTTI GLI UOMINI E LE DONNE DELLA UILPA SI ADOPERERANNO
PER REALIZZARE PIENAMENTE LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI UMANI,
L’UGUAGLIANZA DI GENERE E L’EMANCIPAZIONE DELLE DONNE
È UN DOVERE DI TUTTI E UN IMPEGNO COSTANTE.
La presente e-mail è stata trasmessa ai sensi del Codice penale art. 616 ed ai sensi del Dlgs 196/2003 artt. 7, 9 e 2