Dott. Renato Romano

Direttore Generale degli Archivi Notarili

L’amministrazione degli Archivi Notarili, come è noto, ha subito tutti i tagli agli organici previsti dalle recenti norme dirette ad operare la cd Spending Review nelle pubbliche amministrazioni. A seguito dei predetti tagli l’organico di tale amministrazione è passato in pochi anni da 779 a 520 unità di personale, dirigente e non dirigente, a fronte di 91 archivi distrettuali di cui 11 dirigenziali, alcuni sussidiari, un Ufficio Centrale e due uffici ispettivi da presidiare.

La scellerata decisione di ridurre l’organico, adottata dal Governo e mantenuta ferma dai Ministri che si sono succeduti nel corso degli anni, ha minato la funzionalità dell’intera amministrazione anche perché, nelle more, le attribuzioni della stessa sono state incrementate a partire dal 2006 con il nuovo procedimento disciplinare notarile per arrivare alla recente legge sulla concorrenza (L. 124/2017) la quale ha aumentato il numero delle sedi notarili. Gli sforzi posti in essere da codesta Generale Direzione per ottenere un incremento della dotazione organica purtroppo non hanno avuto al momento esito positivo.

Le conseguenze dei tagli sulla quantità e sulla qualità del lavoro sono state drammatiche. Ed invero, non solo i carichi di lavoro sono aumentati a dismisura ma il personale, stante le scoperture di organico determinate dal blocco del turn over, è stato ed è costretto, giusta provvedimenti di applicazione e reggenza dell’amministrazione centrale, ad operare su più uffici con gravissimi disagi personali e con assunzione di responsabilità ulteriori senza alcun significativo riconoscimento né economico, in termini di incremento della retribuzione tabellare e/o accessoria, né giuridico ossia in termini di carriera.

Urge per codesta amministrazione una seria politica degli organici che, oltre a prevedere la revisione al rialzo della dotazione organica per tutte le aree e per tutte le figure professionali, ponga al centro la elaborazione e la realizzazione di un piano dei fabbisogni reali di personale e la valorizzazione del personale in servizio il quale ha sopportato il peso delle errate scelte del Ministero assicurando, nonostante le difficoltà oggettive sopra illustrate, un servizio eccellente all’utenza senza ricevere alcunché in cambio (il salario accessorio è assolutamente non commisurato alla quantità ed alla qualità del lavoro evaso) e senza avere allo stato alcuna prospettiva di carriera. Emblematico è il caso degli ausiliari i quali, confinati ab origine nel ghetto della prima area, hanno svolto da anni, gratis et amor dei, mansioni di area seconda risultate decisive per mandare avanti gli uffici. Lo stesso discorso, del resto, può farsi per le altre figure professionali come i conservatori, che, a parità di stipendio, hanno retto più uffici, sopportando un carico di responsabilità doppio se non triplo, e per tutto il personale di area seconda e terza.

Valorizzare il personale in servizio significa non solo rendere esigibile il diritto alla carriera ed assicurare una retribuzione, anche accessoria, realmente commisurata al lavoro svolto ma significa anche assicurare che l’attività lavorativa venga svolta in condizioni di sicurezza specie in una situazione di precarietà sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19 in atto. Stride pertanto il silenzio di codesta amministrazione in merito alla richiesta di definire un accordo sullo Smart Working emergenziale avanzata da queste organizzazioni sindacali. Tale accordo, invero, è stato già concluso presso l’amministrazione giudiziaria e, mutatis de iure mutandis, potrebbe costituire un utile punto di partenza per addivenire anche negli archivi notarili alla definizione di una disciplina condivisa di questa modalità di svolgimento della prestazione di lavoro che garantisce al meglio la sicurezza dei lavoratori.

Di recente presso l’amministrazione giudiziaria è stato sottoscritto anche un innovativo accordo sui criteri di mobilità del personale degli uffici giudiziari. Tra le principali novità vi è la previsione dell’art. 20. Tale norma, nel disciplinare l’istituto dell’applicazione, afferma al n. 11 che, ove l’applicazione da una sede all’altra avvenga senza la dichiarazione di disponibilità dell’interessato, “i costi di trasporto e comunque connessi all'applicazione non devono essere a carico del dipendente e i tempi di viaggio con mezzi pubblici ovvero con mezzo proprio, previa debita autorizzazione all'utilizzo di quest'ultimo, sono ricompresi nell'orario di servizio(all 1). Considerato che l’amministrazione degli Archivi Notarili oggi di fatto si regge sugli istituti dell’applicazione e della reggenza e, quindi, sul sacrificio dei lavoratori che sono chiamati a tappare le falle di personale negli uffici su tutto il territorio nazionale, CGIL CISL e UIL ritengono che il trattamento di maggior favore previsto per i lavoratori degli uffici giudiziari quando sono applicati da una sede all’altra senza il loro consenso debba essere esteso anche ai lavoratori degli Archivi Notarili.

Sulle materie di cui innanzi, in ragione della rilevanza delle stesse, CGIL CISL e UIL ritengono non più rinviabile l’apertura di un confronto e, pertanto, chiedono la convocazione senza indugio di un apposito incontro.

Confidando in un positivo riscontro, si porgono distinti saluti

Roma, 19 ottobre 2020

 

            FP CGIL                                                           CISL FP                                                                   UIL PA

           Antonacci                                                           Marra                                                                     Amoroso

 

 

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