Reggio Calabria, Foti: «Ministero della Giustizia “latitante” sul “lavoro agile”»
La sindacalista Uilpa: «Un’ulteriore assist potrebbe arrivare dalle risorse comunitarie del Recovery Fund, utilizzabili per implementare lo sviluppo di una giustizia anche attraverso un piano strategico assunzionale»
Redazione - 10 Ottobre 2020 21:30
«Con la proroga fino al prossimo 31 gennaio della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e la continuità operativa del sistema di allerta COVID, si rende necessaria e indifferibile l’adozione di misure straordinarie al fine di contenere e contrastare la diffusione del virus».
A dichiararlo è Patrizia Foti – Vice Coordinatore Nazionale giustizia della UILPA – che è certa che con l’immediata attivazione del lavoro agile per i dipendenti della giustizia, l’utilizzo di procedure snelle, con provvedimenti immediati e incisivi da parte di chi governa il Ministero della Giustizia si completerebbe l’iter dell’accordo sindacale siglato lo scorso 22 settembre. La messa in sicurezza dei dipendenti giudiziari – prosegue Foti – è un passo fondamentale e necessario per la TUTELA dei lavoratori e il contrasto alla pandemia.
Se teniamo conto nel bilanciamento dei valori costituzionali, della prevalenza, della tutela della salute sul posto di lavoro e, conseguentemente, del rispetto delle indicazioni igienico sanitarie fornite dal Ministero della Salute, il lavoro agile potrebbe essere attuabile non solo per le cosiddette attività flessibili e gestibili a distanza, ma anche per tutti quei servizi che si svolgono in strutture giudiziarie e che, per la loro naturale conformazione irreversibile, non consentono di mantenere il distanziamento fisico e le altre misure di sicurezza connesse al contagio.
L’andamento in netta crescita dei contagi – chiosa Foti – ci ricorda che di fronte al bene primario della salute e della vita umana, sia la parte politica, rappresentata per il potere esecutivo dal Ministro della Giustizia, sia i Capi degli uffici giudiziari, unitamente agli operatori del diritto forense per il tramite dell’Avvocatura, dovrebbero metabolizzare, diversamente dal passato, un approccio nuovo e senza irrigidimenti che possa far comprendere con una corretta collaborazione delle parti, che il buon andamento delle attività amministrative della P.A. può e deve essere programmato con la contingentazione del personale, senza che questa interferisca sullo svolgimento dei compiti assegnati.
Oggi è necessario – continua Foti – superare la visione del profitto e della produttività quali unici fini dell’azione umana, anche nel rispetto di quelle lavoratrici e quei lavoratori che ci hanno lasciato a causa della pandemia.
Rivendicare il diritto alla salute dei lavoratori non deve essere segno di prevaricazione o di conflitto, ma deve far trasparire quel valore della vita umana volta al servizio degli altri ed il cui sacrificio, in questo momento particolare che attanaglia il mondo intero, deve essere condiviso e ripartito tra le parti per una pari dignità tra operatori del diritto e personale amministrativo degli uffici giurisdizionali.
Durante le assemblee tenutesi presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Palmi, della Corte d’Appello e degli Uffici del Cedir, si è stigmatizzato il carico di lavoro gravoso sul personale della giustizia, superiore a quello di altri comparti pubblici a causa di una scopertura organica che raggiunge punte del 50% in alcuni distretti giudiziari e i vincoli stringenti che penalizzano tale personale proprio a causa della carenza di risorse umane. È stato anche evidenziato, inoltre, da parte del responsabile aziendale Gabriele Trimboli, una netta disparità di trattamento rispetto ai dipendenti del Pubblico impiego.
È evidente – prosegue Foti – che è proprio per la “necessità di tutelare la salute pubblica”, secondo le stesse dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, che si dovranno attuare tempestive scelte dipendenti e attuabili esclusivamente da una volontà politica e che potranno agevolare e snellire i protocolli con una sburocratizzazione dell’iter procedurale sia a livello centrale che periferico. E’ arrivato il momento – afferma Foti – di investire sulla digitalizzazione di tutti i servizi dell’amministrazione della giustizia e sul potenziamento dei supporti informatici, così da favorire il cosiddetto “smart working” e ridurre l’afflusso agli uffici.
Oggi l’appello esteso soprattutto al Ministro della Giustizia On. Alfonso Bonafede vuole rimarcare l’estrema necessità di attuare al più presto il lavoro agile consolidandolo a regime ordinario, con l’obiettivo indiretto ed immediato di facilitare le “misure organizzative atte a diluire l’affollamento negli uffici e a contenere la mobilità urbana”.
Un’ulteriore assist potrebbe arrivare anche dalle cospicue risorse comunitarie del Recovery Fund, utilizzabili per implementare lo sviluppo di una giustizia anche attraverso un piano strategico assunzionale per l’azzeramento delle scoperture e il superamento delle criticità oggettive derivanti anche dalla disomogeneità della fornitura dei presidi di prevenzione e sicurezza.
A queste si aggiunge anche l’inefficace sanificazione delle strutture resa difficoltosa soprattutto dalla presenza dall’enorme mole di fascicoli sparsi in ogni ambiente inclusi i corridoi, per non parlare dell’insalubrità derivata dalla mancanza di idonei sistemi di climatizzazione, da infiltrazioni di acqua piovana e della mancata fornitura in molti uffici di dispositivi di sicurezza, quali sono le pareti di parafiato in plexiglass.
Adesso ci attendiamo – conclude Foti – l’urgente sottoscrizione dell’accordo per l’attuazione del lavoro agile e la possibilità per i dipendenti di accedere da remoto ai sistemi e ai supporti informatici di cancelleria, oltre alla distribuzione di idonei strumenti di purificazione dell’aria e sanificazione da destinare alle aule di udienza e alla pulizia giornaliera dei microfoni, a tutela della salute dei dipendenti e degli operatori di diritto qualificati».
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