Il 5 giugno scorso le scriventi Organizzazioni Sindacali hanno appreso dagli organi di informazione dell’impegno da lei assunto con le associazioni dell’avvocatura e con l’ANM di garantire un rapido rientro alla normalità degli uffici giudiziari in considerazione del miglioramento del quadro sanitario nazionale. A partire proprio da tale data le associazioni dell’avvocatura e gli stessi Consigli dell’Ordine in varie città hanno posto in essere un inqualificabile attacco ai lavoratori della Giustizia, additati nella sostanza di essere dei fannulloni e di minare la funzionalità degli uffici perché imboscati nelle proprie abitazioni dietro il paravento dello Smart Working. Paradigmatica quanto provocatoria è stata in particolare la nota con la quale il presidente del COA di Napoli ha chiesto alla Corte di Appello nonché al Tribunale ordinario del capoluogo campano la trasmissione dei dati sulla produttività dei lavoratori in Smart Working sì arrogandosi poteri ispettivi che viceversa sono riconosciuti dalla legge, anche costituzionale, in capo ad organi dello Stato.

I documenti dell’avvocatura in particolare hanno additato lo Smart Working come la causa di tutti i mali della Giustizia ignorando che lo stesso è stato applicato nell’amministrazione giudiziaria solo alla fine di marzo per consentire agli uffici di operare in condizioni di sicurezza ed è stato progressivamente già ridotto a partire dal 12 maggio in conseguenza dello sblocco delle attività processuali. Lo Smart Working, previsto dalla legge anche per le pubbliche amministrazioni perché universalmente riconosciuto come la modalità di erogazione della prestazione lavorativa tra le più efficaci esistenti, nonostante le difficoltà di carattere tecnico, legate all’accesso da remoto agli applicativi in uso agli uffici, ha dato buoni risultati contribuendo ad erogare tanti servizi all’utenza. Tra questi, corre l’obbligo di menzionare il pagamento delle spettanze agli avvocati per le difese di ufficio e per il gratuito patrocinio, reso possibile proprio dal “lavoro agile” dei “cancellieri” (ossia dei lavoratori delle cancellerie) che hanno operato “comodamente seduti nelle poltrone delle proprie abitazioni”.

FP CGIL CISL FP e UIL PA devono purtroppo riscontrare come il sistematico dileggio dei lavoratori della Giustizia sia stato accompagnato dall’assordante silenzio suo e dell’intera amministrazione centrale. Inoltre, mentre dialogava con gli avvocati ed i magistrati, Lei e la sua amministrazione ignoravano del tutto i lavoratori della Giustizia ed i loro rappresentanti sino al punto di rifiutare, anche per responsabilità dei vertici del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, la sottoscrizione di un protocollo di intesa ricco di contenuti sulla disciplina della fase due della emergenza da COVID-19, diversamente da quanto fatto da altri Ministri del Governo e dai loro enti e amministrazioni che hanno dato giusta applicazione e necessario risalto al “Protocollo di accordo per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici in ordine all’emergenza sanitaria da Covid- 19”, sottoscritto dal Ministro della Funzione Pubblica con Cgil, Cisl e Uil e le loro organizzazioni sindacali del pubblico impiego. La piena applicazione di quel protocollo

avrebbe senz’altro consentito di apprestare tutte le condizioni e gli strumenti necessari per assicurare la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici e la piena funzionalità del Ministero, avviando un confronto costante sul territorio per il monitoraggio delle situazioni critiche, anche in vista di un graduale ritorno alla normalità, senza sottovalutare i rischi elevati, ancora presenti, di diffusione del contagio.

Tale ultima circostanza ha minato alla radice la partecipazione del sindacato alla riorganizzazione degli uffici in occasione dello sblocco delle attività processuali con i pessimi risultati soprattutto in termini di conflittualità che sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre, stante la permanenza della situazione emergenziale, non si comprende con quali modalità si garantirà l’apertura ordinaria di tutti gli uffici giudiziari nei tempi celeri da lei paventati. Come è noto la fase auspicabile di ritorno alla normalità è condizionata dall’andamento della pandemia, purtroppo ancora in atto, ed alle misure a tutela della salute pubblica definite dalle Autorità competenti, che, pare opportuno ricordare, nel caso della Giustizia riguardano la sicurezza di tutti gli operatori ed i cittadini a vario titolo coinvolti nel ciclo giudiziario, compresi gli avvocati.

La gestione di questo fondamentale settore dello Stato, soprattutto in un periodo di crisi come questo, richiede pertanto una valutazione attenta di tutti gli interessi in gioco e la necessitò di effettuare una sintesi che, senza penalizzare e denigrare alcuno, ponga al centro solo l’interesse pubblico alla giustizia ed alla salute.

Per tale motivo FP CGIL, CISL FP e UIL PA si riservano l’adozione delle opportune iniziative nella ipotesi in cui dovessero essere adottati provvedimenti, anche normativi, discriminatori per i lavoratori della Giustizia ed in ogni caso chiedono che lei faccia sentire la sua voce attraverso la convocazione con urgenza di un apposito incontro.

Distinti saluti

      Fp Cgil                                                     Cisl Fp                                                                   Uil Pa

Florindo Oliverio                                      Angelo Marinelli                                                     Andrea Bordini

 

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