EMERGENZA COVID-19.

 

            Sig. Ministro,

ho accolto con favore l’emanazione del D.L. N.18 del 17.03.2020 cd ”Cura Italia” che introduce tante novità destinate ad impattare anche sul prossimo futuro del nostro Paese.

Più ancora, sono convinto che l’estensione del congedo parentale e dei giorni di permesso ex L. 104/92 per i mesi marzo ed aprile vadano nella strada giusta.

Soprattutto, la previsione di cui al 3° comma dell’art.87, che, “esperite le possibilità di ricorrere al lavoro agile, della fruizione delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri analoghi istituti, con provvedimento motivato, la dirigenza, può esentare il personale dipendente dal servizio e tale periodo di esenzione dal servizio, costituisce servizio a tutti gli effetti di legge”, rappresenta certamente lo strumento con il quale la dirigenza territoriale – anche quella più retriva – dovrà organizzare gli Uffici ed Istituti prevedendo quella presenza minima nei “servizi essenziali” di Giustizia più volte richiesta dalle recenti direttive dell’Amministrazione centrale e ancora poco applicata dalla dirigenza territoriale.

Sul punto, infatti, anche alla luce della novella legislativa, sarà cura di questa O.S. notiziare formalmente l’Amministrazione centrale laddove sul territorio venisse disatteso il tenore e lo spirito di questa come delle norme che l’hanno preceduta – il cui scopo è la salvaguardia della salute dei lavoratori ed evitare il diffondersi del contagio e l’aumento delle vittime – pretendendo che nei confronti di chi non fosse scrupoloso nell’osservanza di quanto normato, vengano attivate tutte le procedure disciplinari, comprese quelle che possano condurre alla destituzione.

Se tanto vale in periodo ordinario per il personale delle qualifiche funzionali, a maggior ragione tanto deve valere in questo periodo, “straordinario ed emergenziale”, pure per quella dirigenza posta a capo dei Servizi della Giustizia che in questo momento drammatico desse scarsa o dubbia capacità gestionale!

Certamente questa O.S. segnalerà alle autorità competenti comportamenti omissivi che ancora si dovessero registrare, soprattutto alla luce del possibile danno alla salute pubblica che da ciò ne dovesse derivare!

Sig. Ministro,

tuttavia, credo che tutto ciò che fino adesso è stato disposto, possa non bastare.

La continua ed esponenziale crescita di casi in Lombardia, il numero crescente di ammalati tra gli operatori della Giustizia mi porta a considerare che, seppure la Giustizia sia servizio essenziale, il “diritto alla salute”, e con esso il diritto a potersi non ammalare ed a sopravvivere a questa terribile epidemia, sia adesso superiore persino all’essenzialità dei servizi di giustizia.

Certamente, lo stato di diritto si fonda, tra gli altri, sull’esercizio della giurisdizione, fondamento della società civile; tuttavia, senza tutela della salute non vi è alcuna società civile!

Sig. Ministro,

alla luce delle considerazioni suesposte e della drammaticità della situazione a Milano, nella Bergamasca e nei maggiori focolai epidemici, Le chiedo un ulteriore, seppur greve sforzo.

             Assuma qualunque iniziativa per arrivare a “soluzioni più radicali” per gli Uffici giudiziari ed i Servizi di Giustizia, almeno in quei territori maggiormente colpiti dall’epidemia, laddove entrare in un Tribunale od in un Uepe significa incorrere in un’alta percentuale di possibile contagio con consequenziale effetto espansivo del COVID-19.

Nel Paese che ha posto le fondmenta per il diritto, così come oggi conosciuto in tutto il mondo, sono convinto che il “diritto alla salute” -.in questo momento declinato come “diritto alla vita” - degli operatori e dei cittadini/utenti prevalga persino su quello di qualsivoglia esigenza di giustizia.

Sig. Ministro,

lo scrivente, pertanto, auspica un suo urgente, quanto deciso ed autorevole intervento in tal senso, a salvaguardia della salute dei colleghi e dei cittadini maggiormente afflitti da questa piaga.

Cordialità

 

Roma, 19 marzo 2020

 

Il Coordinatore Generale

Domenico Amoroso

 

 

La presente e-mail è stata trasmessa ai sensi del Codice penale art. 616 ed ai sensi del Dlgs 196/2003 artt. 7, 9 e 24